L’articolo è un tentativo della rilettura dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia di Giovanni Paolo II nel contesto della prassi sociale della Chiesa. Infatti il Papa è convinto che il sacramento sempre „supera” sé stesso; quindi, di conseguenza, richiede un suo compimento nella vita quotidiana. Questo significa che l’Eucaristia non appartiene soltanto all’ordine liturgico - sebbene esso resta importante – ma rivela anche una specifica radiazione su tutta la realtà cristiana temporale. Vuol dire che su essa si basa ogni attività ecclesiale: apostolato, missione, azione caritativa, servizio. Inoltre in essa, benché non direttamente, trova appoggio l’impegno dei cristiani nell’ambito delle responsabilità per il mondo, per la natura e per la storia umana. In questo punto finisce l’Eucaristia par excellence ed inizia „l’Eucaristia Viva” che non è altro che un’attuarsi quotidiano dell’unità e dell’amore che da essa scaturiscono e che – a somiglianza dei grani – devono crescere per trasformare il mondo e soprattutto la sua realtà sociale. Giovanni Paolo II indica come urgenti gli impegni in favore della pace, della costruzione delle solide basi di giustizia e di solidarietà nei rapporti internazionali e della difesa della vita umana dalla concezione fino alla morte naturale. Quindi alla Pasqua di Cristo attuatasi nell’Eucaristia dovrebbe corrispondere la „pasqua” cristiana della quotidianità, cioè il cambiamento di vita e l’autentico sviluppo sociale ed economico, il quale non è altro che il passaggio dalle condizioni di vita disumane a quelle sempre più umane; e tutto ciò nella dimensione locale, nazionale e mondiale. Tutto sommato si deve dire che l’invito del Papa alla riflessione sull’Eucaristia nel contesto della prassi sociale della Chiesa vuole contribuire alla sua comprensione integrale in modo che essa possa radiare con il pieno splendore del suo mistero.
Pobierz pliki
Zasady cytowania
Tom 37 Nr 2 (2004)
Opublikowane: 2021-02-10