Fondamento e punto di partenza dell’antropologia ambrosiana è il racconto biblico della creazione. Prendendo spunto da Genesi 1,26 e 2,7, Ambrogio spiega l’origine dell’uomo come se fosse stato plasmato in un luogo inferiore e successivamente collocato „in paradiso”. Secondo alcuni studiosi il nostro Autore proporrebbe la dottrina di una duplice creazione, svoltasi in due luoghi e in due tempi diversi. Il concetto di „doppia creazione”, che costituisce la chiave della conoscenza del mistero dell’uomo, dipende dalla origeniana esegesi. Quando Sant’ Ambrogio ripensa alla situazione iniziale di Adamo considera non soltanto lo stato dell’uomo interiore, ma quello dell’uomo totale in tensione ascetico-mistica unito a Dio che è Spirito. Adamo fu creato „caro” e „anima” e reso uno nel suo composto con l’effusione dello „spirito di grazia” che gli conferiva il vigore per dominare perfettamente la sensibilità e una speciale attrattiva per il bene, provocando la perfetta adesione dell’anima a Dio. Lo stato di Adamo era quello di un uomo nella felicità, però non ancora definitiva, nella grazia, benché non ancora confermata. Tra la condizione iniziale e quella definitiva doveva esserci un intervallo, durante il quale avrebbe dovuto svilupparsi la vita spirituale dell’uomo in corrispondenza all’iniziativa della grazia divina. Il peccato originale provocò uno sconvolgimento completo in questo ordine di cose. In conseguenza del „maximum peccatum”, l’uomo perse la grazia subendo una generale degradazione.
Nonostante la tendenza all'allegorismo psicologico per cui il peccato è considerato prevalentemente nel dramma dell'anima, il vescovo di Milano mantiene fede alla storicità della caduta originale che coinvolse tutta la discendenza umana. Il danno essenziale consiste nella rottura dell'ordine dell'unità originale per la separazione dell'anima da Dio nell'attrattività del piacere, che contrappone l'anima al corpo e alla sensibilità. La rottura innescò la divisione a tutti i livelli della realtà umana. La speciale relazione con Dio venne meno — spiega Ambrogio interpretando alla maniera degli origenisti — per la perdita della speciale somiglianza divina.
Questa tragedia del peccato ha la sua catarsi nella pienezza dei tempi. La rovinosa condizione del primo Adamo dopo il suo peccato si risolve infatti in una restaurazione dell'ordine distrutto nell'opera salvifica compiuta da Cristo. La restaurazione si prospetta innanzi tutto con la note di una riparazione „in melius”. Che mette a disposizione della natura una maggior quantità di aiuti e quindi pone l'umanità in una situazione più favorevole per il conseguimento della salvezza. Per Ambrogio la restaurazione „in melius” non comporta mutamenti essenziali nei costitutivi naturali dell'uomo. Il rinnovamento riguarda le componenti del corredo di grazia. La peculiarità dell'insegnamento ambrosiano sta nel lasciar chiaramente intendere che l'uomo redento in Cristo si presenta „nuovo” anche nei confronti di Adamo, costituito nello stato di innocenza e di grazia originali. Ambrogio poi, segue la dottrina di quei Padri per cui l'uomo fu creato non come „imago Dei”, ma semplicemente „ad imaginem et similitudinem Dei”, perché l'„imago Dei” perfetta è soltanto il Figlio unigenito.
L’opera redentrice fu da Cristo affidata alla Chiesa perciò il Nostro si incentra sulla realtà della vita partecipata all’anima al momento del battesimo e sviluppata in seguito mediante un continuo impegno ascetico-mistico. L’anima ritrova così, per grazia di Cristo, la sua originale semplicità, unità e armonia. Con la perfetta sottomissione delle tendenze irrazionali, progredisce nello splendore della somiglianza, cioè delle virtù di Cristo.